La cistite

    La cistite è un’infiammazione delle vie urinarie (il suffisso -ite indica appunto infiammazione, come per esempio la gastrite, la faringite, la tonsillite, ecc). Si tratta di una patologia estremamente diffusa, tanto da essere seconda solo alle infezioni respiratorie (che comprendono i classici raffreddori e le forme influenzali invernali).immagine copertina ibro silenzio intimo

    La cistite colpisce sia gli adulti, che i bambini e gli anziani. In età fertile i soggetti maggiormente colpiti sono le donne. Durante la prima infanzia e la terza età invece non ci sono grosse differenze epidemiologiche tra i due sessi. Infatti l’immaturità delle vie urinarie infantili e l’aumento di patologie prostatiche nell’anziano rendono la probabilità di sviluppare cistiti simile tra maschi e femmine.

    I sintomi di questa patologia variano da individuo a individuo. Quelli più frequenti sono: disuria (difficoltà ad urinare), stranguria (dolore alla minzione), tenesmo (sensazione di vescica pesante e di dover urinare anche subito dopo la minzione), ematuria (presenza di sangue nelle urine). Sintomi meno comuni sono: diarrea, dolori alle gambe, nausea, febbre, spossatezza.

    Le cistiti possono avere diverse cause. Queste le più frequenti:

    1.  Cause infettive (batteri, virus o funghi). In questo caso siamo davanti ad un’infezione delle vie urinarie (IVU).
    2.  Cause infiammatorie. I batteri sono assenti; in questo caso si parla di cistite abatterica, cioè di un’infiammazione non provocata da microrganismi patogeni, ma da fattori irritanti per le vie urinarie: eccessiva acidità delle urine, cibi o bevande irritanti, ossalati e cristalli nelle urine (che graffiano le pareti della vescica e dell’uretra), ecc.
    3.  Ci sono poi casi in cui la presenza (anche massiccia) di batteri nelle urine non è accompagnata da infiammazione. In questo caso NON si deve parlare di cistite, ma di batteriuria asintomatica, ovvero di presenza nelle urine di batteri innocui, non in grado di scatenare danni vescicali, non in grado quindi di scatenare sintomi e che pertanto non devono essere trattati se non in rari casi.
    4.  Nell’ultima classe di cistiti rientrano tutte quelle patologie che erroneamente vengono classificate e curate come cistite, ma che, non essendolo, non guariscono con le terapie tradizionali. In questo caso la vescica non ha alcun problema e le urine sono perfette. Di quest’ultima categoria fanno parte la vestibolite vulvare, la contrattura della muscolatura pelvica, la neuropatia pelvica, la nevralgia del pudendo, il dolore pelvico cronico, la cistite interstiziale. Sembrerà incredibile, ma la maggior parte delle “cistiti” appartiene proprio a quest’ultima categoria. Purtroppo la mancata diagnosi di queste patologie (tanto frequenti, quanto sconosciute alla medicina classica) sottopone la donna a continue ed inutili terapie antibiotiche, a decine di visite mediche inconcludenti, alla degenerazione e alla cronicizzazione di un problema che se fosse riconosciuto subito si risolverebbe in tempi brevi.

    Il classico percorso di chi soffre di cistite ricorrente è questo: insorgenza della prima cistite, antibiotico, nuova cistite, nuovo antibiotico, sistema immunitario indebolito, distruzione della flora batterica benefica intestinale e vaginale, insorgenza di vaginiti e candida, assunzione di altri antibiotici ed antimicotici, sensibilizzazione delle mucose vulvari e vaginali, dolore ai rapporti sessuali, nuove cistiti, nuovi antibiotici, peregrinazione tra visite, esami invasivi, consulti specialistici, denaro sprecato, aspettative disilluse, cistiti sempre più frequenti, fino ad arrivare ad avere dolori costanti anche in presenza di urine sterili.

    Si instaura infatti un circolo vizioso che si autoalimenta e la cistite diventa solo un sintomo di un equilibrio perso.

    Una zona colpita ripetutamente da infiammazione sviluppa nuove fibre nervose , deputate alla rilevazione delle sensazioni di dolore, caldo, freddo, acido. Di conseguenza anche un minimo stimolo viene amplificato e ciò che in una donna con vescica sana non farebbe male, in chi è affetto da cistite recidivante provoca dolore. Di conseguenza diventano irritanti elementi che normalmente non lo sarebbero: un cibo acido, un alimento ricco di ossalati, i prodotti di scarto eliminati dal rene, le bevande gassate, gli alcolici, il freddo, l’urina concentrata, una bassissima carica batterica, ecc. E’ per questo motivo che anche in assenza di batteri si possono avere gli stessi sintomi di una infezione delle vie urinarie.

    Il dolore provato ripetutamente e la paura di riprovarlo tende a far contrarre la muscolatura pelvica come reazione difensiva. Come quando verso la fine della minzione il dolore porta a stringere i muscoli interrompendo il flusso urinario, nello stesso modo, involontariamente e inconsciamente si tende a contrarre quella muscolatura costantemente. Il pavimento pelvico è come un’amaca posta in orizzontale attraverso la quale passano l’uretra (quel “tubicino” che collega la vescica con l’esterno), il canale vaginale, il retto, i nervi, i vasi sanguigni.

    Di seguito le conseguenze della contrattura muscolare pelvica.

    L’uretra resta schiacciata provocando un flusso urinario debole e difficoltoso, incompleto svuotamento della vescica e ristagno delle urine (e più le urine stazionano in vescica, maggiore sarà il tempo a disposizione dei batteri per potersi riprodurre).

    La vagina, così schiacciata sarà sottoposta a maggior attrito durante i rapporti sessuali, dolore (dispareunia) e microlesioni della mucosa genitale. In queste piccole lesioni i batteri (quasi sempre di provenienza fecale) trovano un terreno ideale per attecchire e riprodursi (una mucosa sana invece è molto meno aggredibile). Da qui le nuove colonie partono per invadere la vicina uretra risalendo fino alla vescica. Per fare tutto ciò i microrganismi hanno bisogno di un tempo che varia tra le 24 e le 72 ore. Ecco spiegato perchè la cosiddetta cistite da luna di miele (o cistite post coitale) insorge dopo uno, due o tre giorni dal rapporto.

    I nervi che comandano i nostri organi uro-genitali e che trasmettono il dolore al cervello, schiacciati dai muscoli o sovrastimolati dall’infiammazione cronica, vanno in tilt e cominciano ad inviare messaggi alterati: dolore spontaneo (in assenza di reali stimoli irritativi), sensazione di vescica piena anche quando è vuota, urgenza, frequenza minzionale, prurito genitale.

    Il retto schiacciato provocherà difficoltà allo svuotamento intestinale. L’accumulo di feci dure e grosse irriterà ulteriormente i nervi e la contrattura muscolare.

    I vasi sanguigni pressati non consentono di portare agli organi urinari e genitali sufficiente nutrimento ed ossigeno e ciò rende questi organi sofferenti, deboli irritabili e infettabili. Inoltre i vasi sanguigni hanno la funzione di raccogliere i prodotti di scarto locali per portarli ai filtri depurativi (come il fegato per esempio). Se schiacciati non riescono più ad assolvere alla funzione di spazzini e le sostanze tossiche si accumulano a ridosso di questa diga muscolare peggiorando le condizioni dell’organo.

    Capito questo è comprensibile l’inefficacia della terapia antibiotica, che combatte solo uno dei sintomi della perdita dell’equilibrio pelvico (i batteri), creando al contempo le condizioni ideali per l’instaurarsi della recidiva batterica successiva, sia urinaria, che vaginale (quasi sempre associate).

    L’approccio terapeutico tradizionale è fondamentalmente demolitivo e si basa sulla distruzione dei batteri presenti in vescica ed in vagina. Ma come distrugge i patogeni, così distrugge i batteri buoni e varie cellule del nostro corpo. Un approccio più efficace deve invece essere ricostruttivo e puntare su tutti gli aspetti del circolo vizioso ormai instaurato.

     

    Ecco gli accorgimenti indispensabili per prevenire e curare naturalmente ed in modo completo la cistite recidivante.

    • Assumere D-mannosio. Zucchero estratto dalla corteccia di alberi a legno duro (come il larice) che si lega alle zampe dei batteri impedendogli di attaccarsi alle pareti vescicali. Se non aderiscono ad essa, i batteri non possono scatenare infiammazione. Senza infiammazione non c’è danno vescicale, senza danno vescicale non ci sono sintomi. In questo caso la cistite si trasforma in batteriuria, in presenza di batteri innocui in vescica. Questi batteri, liberi e fluttuanti nelle urine, vengono poi eliminati col flusso urinario. La Deakos, ditta specializzata nel settore uro-ginecologico, ha creato la linea Ausilium, specifica per queste problematiche pelviche, composta da prodotti orali e locali a base di d-mannosio e noni (morinda citrifolia).
    •  Rilassare la muscolatura contratta. Lo si può fare assumendo farmaci sintetici miorilassanti e/o con approcci naturali: il magnesio, il calore (bagni caldi, terme, scaldini, mutande e pancerine di lana), gli esercizi di Kegel-reverse (come i Kegel, ma aumentando i tempi di rilassamento e diminuendo quelli di contrazione), i massaggi intravaginali (fatti da professionisti sanitari esperti in materia), lo Hata yoga, la respirazione diaframmatica, la TENS e la SEF.
    •  Utilizzare un lubrificante vaginale durante i rapporti per ridurre l’attrito e le microlesioni. Molti dei prodotti in commercio però sono molto irritanti per le mucose delicate. La crema Ausilium della Deakos, è studiata apposta per lenire, idratare e cicatrizzare e contiene d-mannosio che contrasta i batteri presenti in vagina già durante il rapporto.
    •  Regolarizzare l’eventuale funzionalità intestinale e riequilibrare la disbiosi con fermenti lattici, dieta ricca di fibre, abbondante idratazione, attività motoria quotidiana.
    •  Ripristinare la flora batterica vaginale applicando lattobacilli vaginali. La lavanda Ausilium, è naturale e contiene mannosio, lattobacilli e sostanze emollienti, cicatrizzanti e lenitive. Una soluzione alternativa è l’introduzione vaginale di tavolette o ovuli di lattobacilli o più semplicemente di yogurt intero naturale privo di zuccheri.
    •  Utilizzare i detergenti intimi solo per detergere la zona anale dopo la defecazione, preferendo la sola acqua per i genitali. Il detergente, anche il più delicato, altera il ph vaginale mettendo a rischio la sopravvivenza della flora batterica benefica. Inoltre il lavaggio asporta meccanicamente sia la flora batterica rimanente, sia le importantissime secrezioni vaginali ricche di sostanze antibatteriche. L’asportazione di questi elementi manda al cervello il messaggio “non c’è abbastanza secrezione, devi produrne di più!”. Il corpo ne produrrà di più e con un odore più marcato e sgradevole perchè prive dell’azione benefica dei lattobacilli asportati. Di conseguenza più ci si lava e più aumenterà il bisogno di farlo (con grande soddisfazione delle aziende produttrici di detergenti intimi).
    •  Sostituire assorbenti sintetici e salvaslip con quelli di cotone (lavabili o monouso) e/o coppetta mestruale (Mooncup). Gli assorbenti sintetici non lasciano traspirare la pelle, che macera indebolendosi e favorendo la riproduzione dei microrganismi patogeni. Tutto ciò incrementa le perdite vaginali e come per i detergenti, l’uso degli assorbenti sintetici e dei salvaslip aumenta il bisogno di doverli usare (la Lines ringrazia!).
    •  Eliminare perizoma, indumenti intimi sintetici e colorati, pantaloni stretti o con cavallo aderente perché lo sfregamento e lo schiacciamento irritano le mucose delicate.
    •  Eliminare le terapie ormonali estro-progestiniche (pillola, cerotto, spirale, anello, ecc) preferendo metodi naturali come il profilattico, il metodo sintotermico, le apparecchiature (Babycomp, Ladycomp e Pearly). Gli ormoni sintetici alterano il normale ciclo mestruale modificando il ph vaginale, ostacolano la sopravvivenza dei lattobacilli, aumentano la secchezza vaginale, diminuiscono le secrezioni che contengono importanti sostanze antibatteriche naturali, incrementano le microlesioni coitali, favoriscono le infezioni da candida e da batteri fecali (solo per citare i danni relativi alle infezioni uro-genitali, ma questi non sono ne’ gli unici, ne’ i più gravi!)

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